giovedì, agosto 19

ore diciasette punto tredici
bevo una tazza di latte freddo per tenermi sveglia.
fumo sigarette per non addormentarmi.
dopo dovrei andar a comprare due rullini.
cazzo faccio cacare per come scrivo.
noia. 
rimpiango i miei anni.


giovedì, agosto 12

cosa sarà di noi.

Ma cosa saremo in futuro. Cosa sarai tu. Cosa sarei io?. Cosa sarò io.

Questa storia era solo un tentativo. Se la possiamo chiamare storia.

Mi dicesti Lo studio fa male come l’amore. Intendevi me. Non lo so.

Mangio unghie che stanno per terminare. mangio il cervello.

Anche il tuo per cercare di capire ciò che contiene. Forse tutti carboidrati e alcool.

Era cio di cui ci nutrivamo in quest’anni.

Sola nel mio divano a tre piazze. potresti arrivare tu e dirmi: “c’ho qualcosa da dirti”.

E con silenzio attorno poteremo immaginare la nostra colonna sonora.

Dai nostri occhi. Tutto sta cadendo da qui.

Amori in miseria.il tuo più del mio.

Aiutami a smantellare i sogni a disinnescare la ansie baciandomi sulle guance sulle lacrime sulle giostre.

Sono giovane amore. Sono giovane . amore. Giovane.

Ogni cosa che hai visto è più bella di me. Diversa da me. Opposta a me.

E mi chiedo se parli sempre così. Ogni tanto ci provo anche io ma lo faccio per far colpo. Non ci riesco comunque.

Mi sento ignorante. E stupida. Come quando vedendo i finali di stagione di telefilm mai visti sul divano piangevo ridevo e poi piangevo e willy veniva.

Come quando provavo piacere a mettere la mano nella cementite e amalgamarla.

Quanto amo. Amo troppo. Donna.

Questa è la faccia che troverai questo è il corpo che ti aspetta. in perfetta solitudine.

Ma vorrei ma vorrei Ma vorrei addormentarmi al tuo fianco.

caldo

Fa caldo e come al solito fiumani mi ricorda –me.

Caldo

E penso che non ho nulla da scrivere di chi scrivere.

Potessi venir sola verrei. coniugammo i verbi male. i vermi fanno male.

Farfalle allo stomaco per colazione.

Sono pesante, come i mei testi tutti uguali e lacrimogeni.

Dovrei smettere di scrivere a questo punto , non arrivo da nessuna parte, neppure da te.

Come correre su delle scale in un sogno. È inutile che corri .corri. “ern cosa fai? sei sempre ferma!"

Come i miei capelli dalla punte arrotondate. potrei smettere di parlare.

Dovrei dare un taglio. Con le tue forbici dalle punte arrotondate con le tue mani dalle punte arrotondate.

Fare chilometri e incontrarci con l’ansia di chi non si è mai conosciuto.

Fare chilometri. Insieme potremmo diventare i migliori clienti delle ferrovie.

I miei discorsi senza senso. Il mio parlare a vanvera, il mio gridare.

E tu mi capivi. Le nostre gare di tresh. Si mi sento jho squillo in certe occasioni. E come lei violentami violentami sul metrò violentami violentami subito.

ricordami di ricordarmi di me.

Dovessi ricordarmi di me farò in modo che lo vanga a sapere.

Scopro di essere un essere un essee umano in quanto tale e non speciale

Non hanno mai fatto una canzone con il mio nome.

Ed è brutto che quando nasci ti ci spiaccicano addosso un nome. Come a ricordarti ogni volta. Come a dirti ogni volta: d’ora in poi sarai tu.

Vorrei ricordarmi di me.

Dovrei essere piu realista meno ipocrita più concreta meno presuntuosa piu leale, più coerente meno distratta piu me stessa.

Le situazioni in cui la vita ci proietta. Che non sono altro che le cause di una serie di atteggiamenti che noi stessi abbiamo con il mondo.

E son sempre stata invidiosa della vita degli altri.mai contenta della mia se non i piccoli attimi fuggenti. E a volte non mi faccio cosi schifo come dico in giro. Non son sempre cosi malinconica come sembro. Cio che scrivo non è altro che la risposta della mia mente ad avvenimenti che ( non) mi accadono .

E la gola dice che ha sete.

E vomitavomita. Guardala guardala.

È irresistibile.

E cazzo vorrei poter fumare.

E forse tra tante voglie non c’è. spazio per la mina sete.

Il tempo irrefrenabile trascorre liscio e io vedo che non c’è tempo per fa nulla

Troppo poco. Non riesco a giostrarmelo.

Io non giostro . contorsionista acrobatica. Costretti ad un immobilità per raggiungere l’equilibrio. Ma il pavimento brucia come il fuco.

E ho perso troppo tempo.e ne ho poco a disposizione.

E.


quando cresci ti rendi conto che tutti i castelli di sabbia che hai fatto da piccolo non erano cosi resistenti come tu pensavi e che nessuno mai avrebbe potuto vivere li dentro... e che le pietroline erano troppo grandi e le porte troppo piccole.. ti rendi conto che le certezze come la più banale non son più certezze allora per un po è come se il mondo ti cadesse addosso come se ti stessi tradendo da solo... perché io odiavo i pomodori e ora non potrei mangiarli.... quando ero piccola avevo la certezza che ogni mattina della mia vita prima di andare a scuola dovevo scendere giù da mia nonna perché solo lei sapeva farmi la coda come dicevo io.. e se non la triava talmente tanto da strapparmi i capelli urlavo come le pazze e sapevo che la giornata sarebbe andata male... .
non so come ho perso l'abitudine di non far la coda .non lo ricordo più.
non ricordo quand'è stata la prima volta che ho mangiato un pomodoro intero.. forse tutto è iniziato quando mia nonna durante la bella stagione , mentre io e mia sorella in garage un giorno avevamo la nostra agenzia di moda, un giorno il nostro condominio,un altro eravamo in autostrada con la cinquecento bianca di mamma che era decappottabile e aveva il sellino di bicicletta dietro (dicevo io) , mi fece anche a me il panino al pomodoro inizialmente io lo volevo senza semi, poi solo con i semi , poi solo con la polpa senza buccia ed ora come capita. I panini da mia nonna eran sempre caldi e croccanti, molto più buoni di quelli che si trovavano su a casa mia,un po come il brodo con le stelline che mia nonna raccoglieva in cielo per darle a me, se lo mangiavo a mia nonna era buonissimo ..formaggio si scioglieva come piaceva me e l'odore era perfetto.. salito su il brodino non era più come quello di nonna .un po come le polpette della domenica che io e mio cugino mauro facevamo a gara a chi ne mangiava di più... ora io sono una polpetta, mio cugino e a Berlino e non ci son più le domeniche di 10 anni fà..non ci sono più quelle serate estive che per quanto uguali a me piacevano.. adoravo scendere giù verso le cinque aiutare mia nonna a uscire le sedie ... prendere i miei attrezzi di lavoro quali aghi ,cotoni colorati ( ne avevo a bizzeffe) uncinetto ecc ecc.. e poi adoravo mia nonna quando mi raccontava la storia della comare formicuzza .. e allora io chiudevo gli occhi e immaginavo questa formicuzza che aspettava furori il suo amato ma non gli andava bene nessuno perché la notte facevan brutti rumori e alla fine si vuol sposare con un topo ,che per aver dimenticato il sugo acceso il giorno delle nozze ,dovette tornare a casa per spegnerlo e cadde dentro la padella .. che tristezza e la comare formicuzza l'aveva raccomandato a non avvicinarsi troppo... in poche parole rimane zitella.. e mi piaceva tanto .. come ridevo quando faceva i versi degli animali e quando diceva che il topo cadde in pentola.
e non c' più nulla di tutto questo.ora sono qui a scrivere e tra un po devo andar a lavarmi.
questa sera vino,vodka,joint e sigaretta sostituiranno il brodino.. e andrò al gusto dopa al sole, non ascolterò più mia nonna... e tra i viaggi mentali, forse la comare formicuzza mi verrà a trovare.